Tracy Chapman – Fast car
#quotefromthe80s
City lights lay out before us
And your arm felt nice wrapped 'round my shoulder
And I had a feeling that I belonged
I had a feeling I could be someone, be someone, be someone
#TracyChapman #FastCar
Il singolo Fast Car uscì nel mese di aprile 1988, ma è un paio di mesi dopo, l’11 giugno del 1988 quando diventa un pugno nello stomaco del mondo, questa storia di sogni fatti di piani molto semplici, con un solo punto: fuggire, fuggire e basta, tanto sarà comunque meglio di qui e adesso.
L’occasione è casuale e immensa: è il grande concerto in diretta mondiale per il 70esimo compleanno di Nelson Mandela, allora prigioniero politico nel Sudafrica dell’apartheid; Tracy pensa di avere già dato, dopo avere eseguito numerosi pezzi del suo album d’esordio, quando viene richiamata sul palco a causa di un ritardo tecnico per la performance di Stevie Wonder; lei, sola con la chitarra, esegue Fast Car in versione acustica; è il successo. La carriera di Tracy Chapman da questo momento fu inarrestabile.
Davvero tante sono le versioni incessantemente create da artisti di tutte le provenienze geografiche e musicali, fino ad arrivare al paradosso che vede Tracy Chapman “improduttiva” dal 2008 a fianco di cover “importanti” del 2015, tra cui quella in stile Tropical house di Jonas Blue.
Nel titolo troviamo l’auto, ma nella canzone l’auto è solo un dettaglio. Il testo racconta in modo ruvidamente semplice di una ragazza, già abbandonata dalla madre con un padre alcolizzato da accudire, inizialmente intenta a ripensare ai momenti spensierati di quando girava abbracciata al suo fidanzato su una “macchina veloce”, che diventa lo strumento per un cambiamento radicale, un taglio netto senza dovere badare a tutte le implicazioni e le conseguenze da ciò determinate.
A distanza di anni, però, si ritrova precipitata in un’altra «piccola storia ignobile» (per dirla con Guccini), in cui lei è l’unica a lavorare mentre lui è sempre al bar a bere; allora capisce la disperazione della madre e invita il suo uomo a prendersi le proprie responsabilità o a prendere la sua macchina veloce ed andarsene.
Alla fine, in quel concerto, si incrociarono tre sogni: l’uscita dalla disperazione narrata nella canzone, la fine dell’apartheid (chiesta, insieme alla liberazione di Mandela, evento e tema ricorrente negli 80’s, pensiamo ai Simple Minds di Mandela Day, scritta appositamente per il concerto) e quello di Tracy Chapman «to be someone».
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