One Night in Bangkok - Murray Head - 80sneverend - Check mate!

Scacco matto!

Murray Head – One Night in Bangkok

#quotefromthe80s
One night in Bangkok and the world's your oyster
The bars are temples but their pearls ain't free
You'll find a god in every golden cloister
And if you're lucky, then the god's a she
I can feel an angel sliding up to me
#MurrayHead #OneNightInBangkok

Nei primi giorni di novembre del 1984 entrava nelle classifiche inglesi una canzone molto originale che nel giro di qualche tempo sarebbe diventata famosissima in tutta Europa. Si trattava di una canzone molto particolare, perché faceva parte della colonna sonora di un musical in scena a Londra; quindi, raccontava una storia un po’ fuori dal comune.

Il suo interprete godeva di una qualche fama in Inghilterra, ma era assolutamente sconosciuto nel resto del continente. In compenso gli autori della canzone e della colonna sonora erano ben conosciuti, perché Benny Andersson e Björn Ulvaeus erano i due componenti maschili degli ABBA.

Stiamo naturalmente parlando della bellissima One Night in Bangkok, tratta dalla colonna sonora del musical Chess e cantata dal pur bravo Murray Head. Figlio di un documentarista e di un’attrice, Murray Head ha sempre fatto musica, ma non ebbe molta visibilità fino al 1970, quando entrò a far parte del concept album di un altro musical che sarebbe poi diventato famosissimo.

Sì, perché se prendete l’album di Jesus Christ Superstar (che paradossalmente non riusciva a trovare una produzione per essere rappresentato nei teatri), scoprirete che i produttori Tim Rice e Andrew Lloyd-Webber avevano affidato il ruolo di Giuda Iscariota proprio a Murray Head. Il musical come sappiamo divenne famosissimo prima a Broadway e poi nei teatri del West End londinese e poi anche nel resto del mondo, ma Murray Head non partecipò alle rappresentazioni nei teatri, e la sua voce si sente solo nell’album.

Dopo quasi quindici anni di moderata fama, la partita a scacchi che il destino gioca con la carriera di Murray Head arriva a una svolta. Tim Rice, sempre lui, stava appunto lavorando ai testi di Chess, e si ricordò del suo pupillo Murray Head, cui affidò (questa volta anche nei teatri), il ruolo del protagonista americano.

Chess raccontava una grande metafora sul tema della guerra fredda attraverso una partita per il campionato mondiale di scacchi giocata da un russo e un americano. Nel mondo reale, il campione del mondo in carica e il giocatore che emerge dalle selezioni mondiali per sfidarlo giocano diverse decine di partite in un periodo che spesso si prolunga per molti mesi, fino a che uno dei due ottiene un numero prestabilito di vittorie (ma dato il livello dei giocatori il risultato più comune è un pareggio).

Questi tornei interminabili si svolgevano più o meno ogni tre anni, spesso vedevano contrapposti un maestro russo e uno americano (in alcuni casi anche due russi). I tornei si svolgevano spesso a Mosca, ma altre volte si erano svolti in posti insoliti, come l’Islanda nel 1972, le Filippine nel 1975 e nel 1978, o Merano nel 1981. E tutti questi posti in effetti vengono citati nella canzone, ambientata appunto alla vigilia di un ipotetico scontro tra il campione russo Anatoly Sergievsky, e il campione americano Freddie Trumper, interpretato appunto da Murray Head.

Il regista Tim Rice si era forse ispirato ai grandi maestri di quegli anni come l’americano Bobby Fischer o i russi Korchnoj e Karpov? Quasi sicuramente sì, ma non per raccontare le loro vicende personali, quanto appunto per ricreare l’atmosfera della guerra fredda attraverso la metafora degli scacchi. Naturalmente, la serie di partite che sta per iniziare si svolgerà a Bangkok, la capitale della Thailandia (che nella realtà non ha mai ospitato questo genere di evento).

Bangkok però, lo sappiamo, è una città simbolo certamente di arte, cultura e meravigliosi scenari naturali, ma è anche sinonimo di voluttuosità, piacere, perdizione. Insomma, il posto ideale dove dei maestri di scacchi possono perdere la concentrazione, non solo nei bar e nei centri massaggi, ma anche nelle sedi del torneo, soprattutto se una manager di uno dei campioni si innamora dell’altro, come puntualmente avviene nel musical.

Il testo della canzone viaggia in effetti sempre sul filo del doppio senso, non tanto per quanto riguarda la guerra fredda, quanto per il contrasto tra il rigoroso mondo degli scacchi, e una realtà cittadina fatta appunto di sensualità e tentazioni. Il campione americano Freddie è certamente consapevole e incuriosito da una realtà, come dice lui stesso, di bar, templi, centri massaggi, in una città che ritiene comunque affollata, inquinata e sporca.

E anche se dichiara di preferire l’intelligenza degli scacchi ai fiumi sacri e fangosi o alle statue di Buddha, il ritornello ci riporta a un continuo dilemma tra carnalità e storia, dove è molto facile imbattersi in dei e dee, spesso non così distanti nella sostanza, diciamo, considerato che nella cultura thailandese è assolutamente riconosciuto il cosiddetto “terzo sesso” attraverso l’identità transgender, anche se la questione è molto più complicata e oggi il termine “kathoey” diventa sempre più limitante e obsoleto.

One Night in Bangkok ebbe notevoli problemi in Thailandia, e fu censurata proprio per il suo testo, e per come Freddie\Murray Head sembrava prendere in giro fiumi sacri, templi e altri elementi della realtà thailandese, compreso l’uso del nome Siam e il riferimento a Yul Brinner che aveva interpretato appunto il re del Siam in un altro musical e nel film che ne fu tratto, Il Re ed io.

Una delle caratteristiche della canzone che più apprezzavo era il fatto che Murray Head non cantava, ma rappava, uno stile che mi affascinava tantissimo e che era ancora piuttosto raro nel 1984, soprattutto in Europa, dove a parte Falco con il clamoroso successo di Der Kommissar o Captain Sensible con la sua strampalata Wot, direi che non c’erano molti altri esempi.

Nei ritornelli, invece, la voce principale che canta non è quella di Murray Head, ma quella del cantante svedese Anders Glenmark, grande collaboratore degli ABBA. È svedese anche il musicista che suona il caratteristico assolo di flauto durante la canzone, Björn Lindh, che tra l’altro riuscì a farsi approvare un cognome con un segno di punteggiatura, diventando Björn J:son Lindh.

Il video è un vero e proprio teaser per il musical (che sarebbe però uscito quasi due anni dopo), con Murray Head che canta tra coreografie di templi e scacchi, il tutto in un contesto comunque di sensualità. Un video modernissimo, se pensiamo che è stato girato nel 1984, che senza grandissimi effetti speciali riesce sicuramente a evocare atmosfere esotiche e oniriche. Il video era diretto dal regista inglese David G. Hillier, che ha poi diretto alcuni episodi di serie in Gran Bretagna, oltre ad alcune puntate dei Teletubbies.

L’anno successivo, One Night in Bangkok fu incisa anche dalla cantante canadese Louise Robey, in una versione un po’ più addolcita rispetto a quella di Murray Head, e con un video che richiamava comunque le atmosfere sensuali raccontate nella canzone.

Insomma, Murray Head si trovò a vivere il meritato successo grazie a una canzone e a una storia particolarissima, ma con la sua esperienza e il suo talento è riuscito a fare di One Night in Bangkok una delle canzoni che hanno davvero dato una atmosfera particolare al decennio più bello di tutti!

Murray Head su Wikipedia

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