Sign o the times - Prince - 80sneverend - Il segno delle canzoni

Il segno delle canzoni

Prince – Sign o’ the times

#quotefromthe80s
It is silly, no? When a rocket blows
And everybody still wants to fly
Some say a man ain't happy, truly
Until a man truly dies
Oh why, oh why, sign o' the times
#Prince #SignOTheTimes

Alcune canzoni lasciano un segno, immagino che siamo tutti d’accordo. A volte lo lasciano subito, a volte ci mettono molto tempo. Altre volte invece una canzone si capisce subito che è speciale, che entrerà nella storia, anche se non si sa bene perché, magari è anche meno bella di altre in un certo senso, però forse è il testo, forse è il momento in cui esce, ma è destinata alla storia. Questo è quello che successe a Sign ‘o the Times. Forse non la più orecchiabile canzone di Prince, sicuramente però una delle più solenni, importanti, evocative.

Siamo verso la fine di febbraio del 1987 e il genio di Minneapolis sta lavorando all’uscita del suo nuovo album, che uscirà a marzo preceduto da questo singolo. Per Prince si tratta di un momento particolare della sua carriera: ha lavorato a questa canzone e a questo album praticamente da solo, chiudendo così il periodo della sua collaborazione con i The Revolution, che sono stati parte integrante, comunque, della sua storia fin dai tempi di Purple Rain, e possiamo dire che Prince ha praticamente creato questa canzone da solo con un sintetizzatore (e qualche chitarra elettrica, direi). E lo ha fatto in una domenica pomeriggio, il momento che riservava alle sue creazioni più intime.

La canzone, dicevamo, non è certamente una canzone allegra: nel giro di pochi minuti passa in rassegna quanto di più negativo e minaccioso si profilava all’orizzonte della fine degli anni ’80, dagli incubi esistenziali veri e propri, come l’onnipresente pericolo della guerra nucleare, a sciagure di portata mondiale come la presenza e la diffusione dell’AIDS, a catastrofi specifiche come l’esplosione dello shuttle Challenger avvenuta un anno prima, fino a tragedie familiari, come nel verso in cui Prince menziona un cugino che nel giro di pochi mesi prova la marijuana per la prima volta, e in breve si ritrova nel tunnel dell’eroina.

Sign o’ the Times sulla copertina del disco veniva scritto come Sign “☮︎” the Times, e sappiamo che Prince aveva una forte passione per scrivere testi e titoli con numeri e simboli, come aveva fatto per esempio anni prima con I Would Die 4 U o Take Me With U. Era un po’ di tempo che Prince lavorava a questa canzone, che sarebbe dovuta uscire in due album che aveva in lavorazione, ma che non videro mai la luce, quasi a simboleggiare questo periodo di forte cambiamento interiore che il genio stava vivendo.

E questo cambiamento coinvolgeva senz’altro anche la sua collaborazione con la Warner Bros, che si era rifiutata di produrre un album triplo e aveva intimato a Prince di tagliare sette canzoni, in modo che Sign o’ the Times fosse un doppio album, ma non triplo. Prince dovette accettare, ma questo fu il primo segno di rottura con la casa discografica, intraprendendo un percorso che lo porterà a non usare più il nome Prince bensì a farsi chiamare T.A.F.K.A.P. (The Artist Formerly Known As Prince), poi a usare addirittura un logo al posto del nome, e qui torniamo all’uso dei simboli nei testi e nei titoli, e poi a combattere strenuamente la disponibilità delle proprie opere su internet e sui social, fino a uno storico accordo postumo siglato dagli eredi con le major discografiche.

La canzone fu naturalmente un successo clamoroso, anche se come dicevamo era del tutto diversa dai successi più recenti (pensiamo solo alla sensualissima Kiss uscita solo un anno prima), e anche se aveva un video assolutamente minimalista: per la prima volta, infatti, una canzone aveva quello che oggi chiamiamo un lyric video, ovvero una specie di karaoke con le parole che appaiono sullo schermo, un minimo sindacale di grafica, e nient’altro. Prince non appare nemmeno in un fotogramma.

Un’ultima curiosità: sulla copertina del singolo si vede una figura femminile con il volto oscurato da un grande cuore nero. Correva voce che la figura femminile fosse Prince stesso, ma oggi possiamo dire con certezza che non era così: la ragazza ritratta sulla copertina era la bellissima Cat Glover, rappresentante di una nuova generazione di muse dell’artista, dopo i periodi di Vanity e di Apollonia, e poi di Wendy e Lisa. E qualche mese più tardi vedremo Cat assolutamente protagonista insieme a Sheena Easton nel video di U Got the Look, tratto da questo stesso album. L’unica musa ispiratrice che restò sempre al fianco di Prince fu la bravissima e bellissima batterista Sheila E.

Ma dopo tutto, anche questo era un segno dei tempi.

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