Why cant I be you - The Cure - 80sneverend - Essere Robert Smith

Essere Robert Smith

The Cure – Why Can’t I Be You?

#quotefromthe80s
You make me make me hungry for you
Everything you do is simply delicate
Everything you do is quite angelicate
Why can't I be you?
#TheCure #WhyCantIBeYou

Essere Robert Smith…o forse no? Nel mese di aprile del 1987 i The Cure, o più semplicemente detto all’italiana i Cure, uno dei gruppi più originali e amati di tutti gli anni ’80, erano pronti per l’uscita del loro settimo album, che sarebbe uscito nel mese di maggio con il titolo di Kiss Me Kiss Me Kiss Me. Erano passati quasi due anni dal successo di Close To Me, periodo in cui era uscito un disco di Greatest Hits; in questo arco di tempo i Cure avevano lavorato intensamente alla preparazione del nuovo album, e ognuno dei membri aveva composto diverse canzoni anche in base ai propri gusti e sentimenti, tanto che, pur scremando e selezionando, avevano raccolto abbastanza materiale per realizzare il primo doppio album della loro storia.

Per anticipare la disponibilità dell’album e trainarne le vendite, i Cure scelsero appunto Why Can’t I Be you?, una canzone sicuramente piacevole e trascinante, un po’ più lontana dai loro trascorsi dark e sicuramente un po’ più vicina al mondo del pop.

Il testo della canzone è costituito da una serie di affettuosi complimenti, intervallati dalla domanda che appunto dà il titolo alla canzone. In realtà, grazie a diverse interviste di Robert Smith nel corso degli anni, possiamo dire oggi che la canzone ha due anime separate, non completamente estranee, ma ispirate da situazioni ben diverse.

Per quanto riguarda ritornello e titolo, Smith spiegò che si riferiva a una situazione ben specifica, un momento in cui era circondato da discografici o comunque persone del mondo della musica che aspettavano risposte o indicazioni da lui. E in quel momento Smith avrebbe voluto essere mille miglia lontano, avrebbe voluto essere al posto di chiunque altro, e da lì nacque la sconsolata domanda che dà il testo alla canzone, senza riferimento a una persona specifica, ma con un sicuro riferimento a una situazione e a un momento specifico. Va detto che altre interpretazioni sostengono che il titolo provenga da una frase che Robert Smith si sentiva spesso dire dai fan che lo adoravano.

Già, ma a chi erano rivolte allora tutte le altre parole affettuose che costituiscono la parte predominante del testo? Ebbene, la versione più accreditata (e forse anche la più dolce e quella che ci piace di più) ci racconta che la canzone era stata scritta nel 1985 dopo una visita che Robert Smith aveva fatto in Perù ad una bambina di nome Aurora che aveva adottato a distanza, e a cui dedicava tutto il suo affetto e il suo amore di padre adottivo anche se appunto a distanza.

Tutto questo affetto e questa dolcezza si scontrano un po’ con il video della canzone, diretto dal regista Tim Pope, regista di tutti i grandi video dei The Cure ma anche dei video di Tainted Love e altre canzoni dei Soft Cell, It’s My Life, Such a Shame e altre canzoni dei Talk Talk, Young Guns (Go For It) degli Wham!, praticamente tutti i video di Siouxsie and the Banshees, e tantissimi altri video.

Tim Pope era sicuramente uno spirito libero e autonomo, e realizzò un video che nelle intenzioni doveva essere leggero e divertente, e in effetti per quei tempi lo era, ma che oggi sarebbe inadeguato e improponibile e verrebbe molto probabilmente censurato. Nel video i membri dei The Cure sono vestiti e truccati in maniere particolari e ballano al ritmo della canzone, ma ci sono un paio di situazioni che scadono nel volgare. Intanto, uno dei membri, il tastierista Lol Tolhurst, ha un trucco sul viso che oggi risulta inaccettabile e razzista. Poi, durante il ritornello i The Cure si dispongono in modo da formare con il loro corpo le lettere che costituiscono, secondo la fonetica inglese, il tutolo della canzone, cioè Y (why) I B (be) U (you).

Naturalmente restava fuori la parola Can’t, per cui non esiste una lettera con lo stesso suono, ma esiste un termine volgare che ha lo stesso suono, e questo termine è simboleggiato nel video da un paio di labbra. Forse per noi italiani questa allusione negli anni ’80 non era così evidente, ma il gioco di parole era assolutamente chiaro per i madrelingua inglesi.

Robert Smith declinò ogni responsabilità per le allusioni di questo video, rimandando appunto al regista, che in un primo momento dichiarò che era esattamente il video che avrebbe voluto fare, salvo poi fare pubblica ammenda ad alcuni decenni di distanza, nel suo periodo di maturità. Sicuramente i The Cure non avevano alcun intento razzista, e sicuramente tre decenni fa la sensibilità era ben diversa, ma è opinione comune che le scelte un po’ superficiali per il video abbiamo molto penalizzato una canzone altrimenti molto piacevole, molto amata dai fan e che per la prima volta entrò anche nelle classifiche di vendita americane.

The Cure su Wikipedia

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