Quarterflash – Harden My Heart
#quotefromthe80s
But it's time you got the news
I'm gonna harden my heart
I'm gonna swallow my tears
I'm gonna turn and leave you here
#Quarterflash #HardenMyHeart
Se gli anni ’80 hanno avuto un successo così clamoroso e hanno segnato un punto tale di innovazione musicale da diventare un vero e proprio segno distintivo, ci saranno dei motivi. In effetti, gli anni ’70 musicalmente non erano stati affatto male, e si erano assolutamente distinti dal decennio precedente. Perché, quindi, un decennio a un certo punto riesce a mandare in cantina il decennio precedente? È solo una questione di ricambio e forse di conflitto generazionale?
Certamente i gusti cambiano tra una generazione e l’altra, e sappiamo che una parte di noi resterà sempre legata alla musica che ascoltiamo nel decennio tra i dodici-tredici e i ventidue-ventitré anni. È una sorta di imprinting musicale, un periodo della nostra vita in cui il nostro cervello è particolarmente pronto a ricevere i primi stimoli sensoriali del mondo degli adulti, tra cui appunto la musica.
Poi certo, diventeremo grandi e poi anziani, ma cercheremo sempre la nostra gioventù dentro di noi, e la cercheremo nei ricordi, nelle emozioni, nelle sensazioni. In altre parole, nella musica, nelle vecchie fotografie, nei vecchi film magari.
Tutto ciò però non risponde a una domanda: perché da un decennio all’altro i gusti musicali medi cambiano così tanto? Credo che la risposta sia più semplice del previsto, e riguardi il progresso tecnologico.
A partire dagli anni ’60, infatti, l’elettronica è entrata pesantemente nel mondo della musica, e questo ha permesso alle nuove generazioni di scoprire man mano le chitarre elettriche degli anni ‘60, le tastiere elettroniche e i sintetizzatori degli anni ’70, le percussioni elettroniche degli anni ‘80, i campionamenti e gli effetti degli anni ’90, fino ai moderni autotune, e a quello che verrà dopo.
Gli anni ’80 ereditavano quindi le chitarre elettriche del rock sempre più progressivo degli anni ’70, e i suoni elettronici spaziali dei Kraftwerk, ed erano pronti a darli in pasto a batterie elettroniche e tastiere sempre più sofisticate.
Eppure, c’era uno strumento assolutamente analogico, che non veniva manipolato, che rimaneva sempre lo stesso, e che caratterizzò la musica pop degli anni ’80 come nessun altro, perché quello strumento evocava sensualità, avventure notturne, emozioni, magari luci al neon. Sto naturalmente parlando del sassofono. Uno strumento puro, genuino, ed estremamente evocativo.
Impossibile citare tutte le canzoni famose degli anni ’80 che contenevano un assolo di sassofono; ovviamente i gruppi che avevano un sassofonista come Steve Norman degli Spandau Ballet erano avvantaggiati da questo punto di vista, basti pensare a canzoni come True o Through the Barricades. Andy Hamilton aveva creato un assolo pazzesco per i Duran Duran in Rio, e Steve Gregory aveva reso immortale la melodia di Careless Whisper per George Michael.
E non dimentichiamo Smooth Operator di Sade, The Heat Is On di Glenn Frey, The Logical Song dei Supertramp, Who Can It Be Now? dei Men at Work e tante altre canzoni con assoli indimenticabili.
C’è stata una canzone però, che nel settembre del 1981 ha davvero aperto ai sassofonisti di tutto il mondo la strada dorata degli anni ’80. Era la canzone di un gruppo non troppo conosciuto di Portland, nell’Oregon, la stessa città dei Nu Shooz, composto soprattutto da due coniugi, Marv e Rindy Ross. Marv era l’autore della canzone, ma la voce e soprattutto il sassofono della moglie Rindy resero Harden My Heart una vera pietra miliare degli anni ’80, nonché il punto più altro della carriera dei Quarterflash. Va detto che i Quarterflash avevano in precedenza adottato nomi diversi con formazioni diverse, e sono quindi il risultato delle esperienze fatte come Seafood Mama o Chance.
In Italia, la canzone divenne famosa qualche anno più tardi, quando fu scelta dalla RAI come sigle della rassegna Cinema di notte – un appuntamento della tarda serata degli anni ’80.
L’autore Marv Ross ricorda che la canzone nacque in pratica dal titolo, che gli fu suggerito da un amico, e partendo dal titolo la canzone si scrisse praticamente da sola nel giro di qualche ora. In generale Marv scriveva la canzone e poi trovava il titolo, ma questa volta successe il contrario, e poco dopo Rindy aggiunse l’assolo di sassofono. E una delle canzoni che definirono il suono degli anni ’80 era nata.
La canzone racconta della disperazione di una ragazza che, dopo una storia d’amore evidentemente tormentata, decide finalmente di lasciare il suo compagno, pur sapendo che ciò significherà anche per lei andare incontro a tempi tristi e difficili, ma ormai la decisione è presa.
La canzone aveva anche un video, il che è notevole se si pensa che MTV aveva iniziato le trasmissioni appena un mese prima. Anche il video in un certo senso rappresenta uno stile degli anni ’80, con una serie di immagini apparentemente scollegate ma assolutamente evocative intervallate dalla presenza e dallo charme di Mindy Ross, e naturalmente del suo sassofono, in mezzo a saltimbanchi o dentro a hotel angoscianti simili a quello di Shining, o ancora sul sedile posteriore di una motocicletta in mezzo al deserto.
Insomma, forse il nome di Mindy Ross non è tra i più conosciuti di quel decennio, e probabilmente anche il nome Quarterflash o il titolo della canzone potrebbero richiedere uno sforzo di memoria, ma certamente appena partono le note dell’assolo di sassofono di Rindy Ross in Harden My Heart, sappiamo che ci troviamo immediatamente negli anni ’80, perché gli anni ’80 non finiscono mai.
Quarterflash su Wikipedia
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