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Freur – Doot-Doot

#quotefromthe80s
Look at them fall
Flicker and fade
Gone are the screams
I put them to bed, now they are dreams
And now we go doot, Doot-doot
#Freur #Doot-Doot

L’inizio degli anni 80 vide il periodo dell’esplosione di quelle correnti che derivavano dal punk, ma si erano certamente addolcite anche grazie all’uso di strumenti elettronici innovativi. E avevano creato atmosfere completamente nuove anche molto diverse tra loro, come il new romantic dei primi Duran Duran (pensiamo a “Planet Earth“) e alla new wave.

La new wave resta tuttora un genere interessantissimo, secondo me, in cui si raggiunsero vette immense di creatività. Utilizzando suoni cupi, atmosfere fredde e anche visivamente grafiche piuttosto tetre, alcuni gruppi di assoluta eccellenza crearono delle perle assolute degli anni 80, pensiamo ai primi Depeche Mode, nel periodo di Vincent Clarke prima di formare gli Yazoo con Alison Moyet, il periodo di “Dreaming of me” o “New life” per intenderci. Devo dire che anche in Italia ci furono interpreti eccezionali, cito solo Garbo, interprete raffinatissimo che resta attuale anche dopo quarant’anni.

Certamente la new wave non era a quei tempi, per restare con i Depeche, musica per le masse. Era una musica per i giovani, se vogliamo anche per una certa parte di giovani un po’ più trasgressivi, più indipendenti. Era certamente musica underground, ed era quindi difficile per questi gruppi spesso di pochi mezzi economici sfondare nelle classifiche. In Italia, e questo resta un mio grande cruccio, nel momento di maggior creatività degli anni 80 le classifiche erano infarciti di Cicale, Crilù, Carletti e Corradi a cui scappava la pipì papà, e così via.

Nel remoto Galles , all’inizio dell’aprile 1983 si fece strada un gruppo che ebbe vita lunga, ma in realtà non riuscì mai a ritrovare il successo della loro prima canzone. Si sciolsero e si ricomposero e cambiarono nome, ma per i cultori degli anni 80 la fama dei Freur è legata all’incredibile atmosfera di “Doot-Doot”. Avevano una creatività notevole, non solo musicale: a dire il vero quando incisero la canzone il gruppo non aveva nemmeno un nome, ma aveva solo un simbolo, una specie di ideogramma. Se vogliamo avevano anticipato Prince di una quindicina d’anni, visto che a metà degli anni 90 anche il genio di Minneapolis adottò un logo come suo simbolo e non scrisse mai più il suo nome in lettere (al massimo utilizzò l’acronimo T.a.f.k.a.P., The artist formerly known as Prince)

Le case musicali, le radio e la stampa però, per evidenti ragioni avevano bisogno di un nome “pronunciabile” e soprattutto scrivibile, visto che il concetto di font a quei tempi era ancora primordiale. E così, messi per la milionesima volta di fornte alla domanda, s’, ma come si pronuncia il simbolo del vostro nome, a un certo punto cedettero e risposero quasi improvvisando “diciamo che si pronuncia Freur”. E Freur rimase per tutti.

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