Lloyd Cole and the Commotions – Lost Weekend
#quotefromthe80s
It took a lost weekend in a hotel in Amsterdam
And double pneumonia in a single room
And the sickest joke was the price of the medicine
Are you laughing at me now, may I please laugh along with you?
#LostWeekend #LloydColeAndTheCommotions
Un viaggio ad Amsterdam era l’obiettivo generazionale per molti di noi ottantini, che spesso cercavamo (riuscendoci) di piantarlo tra le gite scolastiche, con la facile giustificazione che lì si parlasse inglese benissimo, e ci fossero la casa di Anna Frank, le case storte, i canali, i polder, la Grande Diga, e molto altro.
Non eravamo, invece, interessati ai Coffee Shop e al Distretto Rosso, cosa a cui non credevano minimamente neppure i professori che si proponevano entusiasticamente in veste di accompagnatori e che, spesso, ci avvisavano quando ci stavamo perdendo l’happy hour al bar dell’albergo o ci prestavano il giubbino quando il solerte cane della dogana italiana ci costringeva ad una veloce visita in maniche di camicia al locale ufficio di frontiera.
Ovviamente Amsterdam era nel cuore dei Dinosauri ottantini di tutto il mondo per gli stessi motivi, così capitava che qualcuno scrivesse una canzone folgorato dalla frequentazione di un suo locale (come i Church con la meravigliosa Under the Milky Way) o da un weekend, vissuto come “Una notte da leoni” ante litteram, in questa bellissima gita pop, Lost Weekend, appunto, di Lloyd Cole and the Commotions, gruppo raffinatissimo per testi e suoni (non a caso nato attorno a una università, quella di Glasgow), contenuto nel secondo album della band (Easy Pieces, 1985).
Il gruppo, raffinatissimo per testi e suoni, si era fatto largo nell’ottobre del 1984 con quella gran bella opera che è Rattlesnakes, in cui era contenuto il capolavoro Perfect Skin, canzone scritta evidentemente con la testa a Bob Dylan. In effetti Lloyd Cole, anche dopo l’inizio della carriera da solista, resterà sempre a metà strada tra Dylan e a ottime prestazioni da crooner, probabilmente lo stesso spirito che gli faceva definire Sean Penn «Mr. Madonna» e grazie al quale dichiara che il successo di una carriera professionale si misura dal valore della stanza di albergo che si riesce ad occupare.
Nel videoclip un agitato Lloyd si lamenta dopo essersi svegliato in una camera singola di un albergo ad Amsterdam, con i vestiti che puzzano di fumo e la penna di «Miss Lonelyheart» con cui ha vergato un tatuaggio d’amore sul palmo della mano, con una doppia polmonite e, soprattutto, con il conto delle medicine. E non c’era nessuno con cui prendersela, se non sé stesso.
Lo stile scanzonato del pezzo è proprio di quegli anni e ricorda altri (allora) giovani artisti, come gli Housemartins e gli Smiths, ma anche la storia parallela alla canzone nel videoclip di Send My Heart degli Adventures. I vestiti del cantante sono iconici, soprattutto la giacca con le grandi spalline d’ordinanza.
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