Enola Gay - O.M.D. - 80sneverend - This hit is a blast!

Questa canzone è una bomba!

Orchestral Manoeuvres In The Dark – Enola Gay

#quotefromthe80s
These games you play
They're gonna end in more than tears some day
Ah-ha, Enola Gay
It shouldn't ever have to end this way
#EnolaGay #OMD #OrchestralManoeuvresInTheDark

Il 26 settembre 1980 uscì una canzone che molto probabilmente ricordiamo tutti ancora oggi. Sicuramente perché è una bellissima canzone, molto orecchiabile, ma anche per una serie di motivi aggiuntivi. Il gruppo che la cantava, gli Orchestral Manoeuvres In The Dark, abbreviati in O.M.D., era abbastanza conosciuto sulla scena della musica elettronica inglese. Si erano formati due anni prima nella zona della Merseyside, la zona attorno a Liverpool che per tutti gli anni ’80 sfornerà talenti creativi sempre fedeli alla loro originalità e genuinità, in contrapposizione alle immagini più glamour e patinate che verranno invece dalle case discografiche londinesi e internazionali. Questa zona ci farà conoscere i Mighty Wah e Pete Wylie, che hanno cantato Come back e poi Sinful!, i China Crisis di Black Man Ray o gli It’s Immaterial di Driving Away from Home.

Gli O.M.D. stavano per lanciare il loro secondo album Organisation (il primo era uscito solo otto mesi prima), e naturalmente scelsero una canzone che facesse da traino alle vendite. La canzone aveva un titolo che nelle intenzioni degli autori era un riferimento chiarissimo, ma venne anche frainteso, e tutto sommato ciò diede ulteriore visibilità a un pezzo già di per sé memorabile.

Stiamo parlando di Enola Gay, una canzone su cui a dire il vero la casa discografica e anche alcuni membri degli O.M.D. stessi riponevano speranze ma anche molti dubbi. La canzone è un riferimento molto chiaro al lancio della bomba atomica su Hiroshima, avvenuto il 6 agosto del 1945. Naturalmente è una canzone contro le guerre, e l’intento del frontman Andy McCluskey e dei suoi soci era quello di spingere a riflettere se davvero quella azione fosse necessaria, così come le guerra in generale. Gli O.M.D. erano appassionati di aviazione, e misero nel testo una serie di riferimenti a quella missione.

Enola Gay era il nome del bombardiere che sganciò la bomba atomica. Il comandate Paul Tibbets aveva dato al proprio aereo il nome di sua mamma, che era appunto Enola Gay Tibbets. Ecco quindi che cominciano a prendere senso i versi in cui si dice che Enola Gay avrebbe dovuto restare a casa, quella mattina. C’è un riferimento a un orario in una frase criptica, che dice “sono le 8.15, l’ora che è sempre stata”, ma il riferimento diventa chiaro e potente se ricordiamo che la bomba scoppiò nel cielo di Hiroshima proprio a quell’ora, e che per gli effetti dello scoppio gli orologi che non vennero distrutti completamente si fermarono, segnando per sempre appunto le 8.15.

La posizione antimilitaristica degli O.M.D. è riassunta nel dubbio che viene posto nel testo, se la madre oggi sia davvero orgogliosa del ragazzino. Un gioco di parole molto chiaro, se pensiamo che “Little Boy” era il nome in codice dell’ordigno esploso. Quindi McCluskey si sta chiedendo se Enola Gay sarebbe stata davero orgogliosa che un aereo col suo nome avesse sganciato l’arma più letale del mondo, ma anche, più direttamente, che suo figlio fosse l’autore di quel gesto. Peraltro, la signora era ancora viva quando uscì la canzone, anche se naturalmente era negli Stati Uniti.

Al netto delle considerazioni nel testo, la canzone era però irresistibile. Il giro di tastiere elettroniche che tutti conosciamo la rese famosa in tutta Europa ed esportabilissima, al netto di considerazioni politiche o militaristiche. un po’ quello che succederà nel 1984 a un’altra canzone antimilitaristica, State of The Nation degli Industry. Inoltre, la presenza della parola Gay nel titolo generò una serie di equivoci che contribuirono a renderla una specie di inno delle prime comunità omosessuali (nel 1980 il concetto di LGBTQ++ era ancora acerbo), che contribuirono naturalmente alla diffusione di questa canzone. Certamente era una canzone molto piacevole musicalmente.

Il video è piuttosto semplice, ma d’effetto. Con i primi effetti grafici permessi dalla tecnologia dell’epoca, vengono sovrapposte immagini di aerei e cieli, e immagini di Andy e soci che suonano la canzone (vestiti in maniera molto inglese, devo dire). In alcune scene, in cui il profilo dei musicisti viene scontornato e sovrapposto in trasparenza alle immagini dei cieli, è stata usata una versione molto primordiale di rotoscoping, la stessa tecnica che, dopo cinque anni di progressi, permetterà al regista Steve Barron di girare il video più iconico degli anni ’80, Take on me degli a-ha.

Morale: questa canzone su cui nessuno voleva scommettere arrivò addirittura all’ottavo posto nelle classifiche inglesi, e al primo in molti paesi europei, compresi Italia e Spagna. E’ giusto ricordare che eravamo nel 1980, non esisteva ancora MTV e Carlo d’Inghilterra non aveva neppure ancora sposato Lady Diana: insomma, gli anni ’80 non erano praticamente neppure iniziati, e questa canzone era già entrata per sempre nell’immaginario e nei ricordi di noi dinosauri!

Orchestral Manoeuvres In The Dark su Wikipedia

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