Moonlight shadow - Mike Oldfield ft. Maggie Really - 80sneverend

Il potere della luna

Mike Oldfield ft. Maggie Reilly – Moonlight Shadow

#quotefromthe80s
The trees that whisper in the evening
Carried away by a moonlight shadow
Sing a song of sorrow and grieving
Carried away by a moonlight shadow
#MikeOldfield #MoonlightShadow

Fino ai primi di maggio del 1983, Mike Oldfield era conosciuto come strumentista e compositore. Sicuramente un pioniere dell’elettronica e della sperimentazione, dieci anni prima aveva trovato la grande notorietà grazie all’album “Tubular Bells”, che oggi conterrebbe musica piuttosto alternativa, ma nel 1973 apriva davvero nuove frontiere.

Mike Oldfield era un autodidatta che fin da giovanissimo aveva dovuto arrangiarsi in tanti aspetti della vita, ed aveva così avuto modo di fare esperienze diversissime, sia musicalmente che dal punto di vista personale. Dall’inizio degli anni 80 si era avvicinato ad una musica più pop, anche se aveva mantenuto certi tratti originali, come quello di riempire un lato del disco con composizioni in una unica traccia di oltre venti minuti (non so se possiamo definirle canzoni).

Il 6 maggio del 1983 era un altro di quei giorni fortunati per la musicagli anni 80, perché uscivano due canzoni nella storia. Una era degli Yazoo, “Nobody’s Diary”, e l’altra era appunto il primo singolo tratto da “Crises”, il nuovo album di Mike Oldfield, che era appunto “Moonlight Shadow”.

La canzone non aveva nulla di sperimentale: chitarre, batteria, una struttura e un testo evocativo: era una ballata raccontata dalla stupenda voce della cantante scozzese Maggie Reilly. A dire il vero la prima cantante interpellata da Oldfield per questo album era un’altra bellissima voce, che trovò comunque un grande successo negli anni a venire, l’irlandese Enya, l’interprete di “Orinoco flow“. Enya però era vincolata da contratti esistenti, e dall’Irlanda si passò alla Scozia e appunto a Maggie Reilly. Voce purissima, perfetta, diede vita a un lungo sodalizio con Mike Oldfield, e per lui cantò anche in “To France” e “Foreign Affair”, cioè in tutti i più grandi successi del compositore inglese, e prese parte ovviamente anche ai suoi tour dell’epoca.

La canzone è evocativa, dicevamo, e parla di un uomo colpito da sei proiettili di notte alla luce della luna alle quattro del mattino di un sabato sera, nel mezzo di una folla di esattamente centocinque persone. La donna che lo amava lo saluta malinconicamente, augurandosi di rivederlo un giorno in cielo.

Molti hanno tracciato un parallelo con la morte di John Lennon, raccontata in maniera poetica. Cone le dovute differenze: la sera in cui morì Lennon non c’era la luna, non era sabato, e i colpi non furono sei. Però è un fatto che Oldfield quella sera si era appena trasferito a New York e viveva nei pressi del condominio dove fu ucciso Lennon. Mike Oldfield non ha mai voluto dare troppa importanza alla cosa, a dire il vero. Non ha mai confermato, ma considera plausibile che l’omicidio di Lennon possa averlo inconsciamente influenzato nella creazione della canzone. Perché proprio centocinque persone? Perché “five” andavabene a far rima con “alive”.

Il video è un capolavoro noir, con il duello nella luce blu della luna, un sottile confine tra vita terrena e ultraterrena, e una simbologia che abbiamo visto solo due mesi prima in “Total eclipse of the heart” di Bonnie Tyler: occhi che emanano luce, spiriti che danzano tra la vita e la morte. Guardate anche voi se non trovate elementi simili.

“Moonlight shadow” ebbe un successo strepitoso, fu probabilmente il punto più alto commercialmente dell’intera carriera del grande Mike Oldfield. Ancora oggi è una di quelle canzoni che tutti amano e ricordano con grandissimo affetto e passione, quelle canzoni che non possiamo fare a meno di cantare, quelle canzoni che custodiscono i ricordi del nostro cuore.

Mike Oldfield e Maggie Reilly su Wikipedia

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