Owner of a lonely heart - Yes - 80sneverend - Lonely Hearts

Cuori solitari

Yes – Owner of a Lonely Heart

#quotefromthe80s
Be yourself
Give your free will a chance
You've got to want to succeed
Owner of a lonely heart
#Yes #OwnerOfALonelyHeart

A volte il destino è strano, e ci manda dei segni. E succedeva anche negli anni 80, lo sappiamo bene, un periodo in cui ogni canzone nascondeva spesso storie bellissime. Nell’ottobre del 1983 usciva una canzone molto particolare. Una bella canzone, certamente, molto pop… ma proprio qui stava la sua particolarità. Infatti, il gruppo che incise la canzone aveva una storia importante alle spalle, ma non era mai stato un gruppo pop: gli Yes si erano formati addirittura nel 1968, ben quindici anni prima.

La leggenda vuole che il nome del gruppo sia nato un po’ come un gioco di parole: pare che i membri stassero discutendo con frasi del tipo “Avete pensato a che nome dare al gruppo?” “Sì” “E che nome volete dare?” “Sì” – “Cioè dobbiamo chiamarci i Sì?” “Sì” e quindi l’idea alla fine era piaciuta e il nome rimase semplicemente Yes.

Per tutti gli anni ’70, infatti, il gruppo in cui suonavano Chris Squire e Peter Banks oltre al cantante Jon Anderson e agli altri membri, era stato uno dei punti di riferimento del cosiddetto rock progressivo. E avevano avuto un successo enorme, ma sempre nell’ambito della scena “progressive”: una canzone degli Yes non sarebbe mai arrivata in testa alle classifiche pop. E del resto, nemmeno loro avrebbero voluto arrivarci: infatti, come dicevano essi stessi, “gli Yes facevano delle suite, non componevamo musica per le radio”. Erano ben fieri della loro originalità e particolarità.

Nel 1980 c’era stato un po’ di movimento tra i membri del gruppo, ed erano entrati nientemeno che Trevor Horn e Geoff Downes, i due membri dei Buggles che avevano aperto gli anni ’80 in senso musicale con Video Killed the Radio Star. Dopo un album e un tour che portò successo in America, ma molta delusione tra i fan inglesi, gli Yes si sciolsero. Geoff Downes e il grande chitarrista Steve Howe fondarono gli Asia, che troveranno il successo con Heat of the Moment, e la storia degli Yes si interrompe.

Non per molto, però: nel 1983 il gruppo si riforma con il chitarrista sudafricano Trevor Rabin, con il nome di Cinema. Nel giro di pochi mesi viene ricontattato anche il cantante Jon Anderson, che ritorna nel gruppo, e iniziano i lavori per il prossimo album, che dovrebbe quindi essere il primo album, appunto, dei Cinema. Probabilmente i Cinema però hanno già capito come andrà a finire, in fondo quattro membri su cinque erano componenti degli Yes, con l’aggiunta di Rabin. Per questo non si decidono a trovare un titolo all’album, e decidono di chiamarlo con il numero progressivo del catalogo della casa discografica, che è 90125. Poco prima dell’uscita del disco, però, la produzione decise di cambiare direzione e di tornare a utilizzare il nome Yes. E non c’è da stupirsi, se pensiamo che il produttore di 90125 era nientemeno che l’onnipresente Trevor Horn, che a sua volta era parte degli Yes!

90125 ebbe un successo clamoroso e portò, per la prima volta, gli Yes in cima alle classifiche pop. Ovviamente i fan degli anni ’70 si sentirono traditi dalla svolta pop del gruppo, ma il gruppo si trovò ad avere una nuova schiera di fan giovani, che ascoltavano musica pop e guardavano la neonata MTV.

La prima canzone estratta dall’album fu Owner of a Lonely Heart, che arrivò in cima alle classifiche grazie ai suoni tra rock e pop, ma certamente non più progressive, grazie a un testo molto pop, in cui il gruppo si chiedeva se fosse meglio restare da soli piuttosto che rischiare di trovarsi con il cuore spezzato, e naturalmente anche grazie a un video eccezionale.

Un video lungo, che spesso MTV trasmetteva in versione ridotta. Dopo circa un minuto di video tradizionale in cui si vedono gli Yes che suonano in uno studio si sente una voce che dice “Fermi, fermi, forse possiamo farlo in un altro modo” e di fatto inizia un nuovo video, girato parte a colori e parte in bianco e nero, molto suggestivo. Il video ha una ambientazione piuttosto orwelliana: una persona (interpretata dall’attore Danny Webb, volto notissimo in Inghilterra che aveva recitato anche in Alien 3) viene fermato per strada da due energumeni e viene portato in una specie di prigione segreta dove viene picchiato e detenuto, ma riesce a fuggire. La sua storia in bianco e nero però si alterna, nel video, a scena a colori in cui i membri degli Yes si trasformano in animali. Sono scene che richiamano allucinazioni e paure, esattamente come veniva descritto in 1984 di Orwell. Scene molto distanti da altri video in cui i protagonisti si trasformano in animali, per esempio Learning to Fly dei Pink Floyd o Hunting High and Low degli a-ha.

Alla fine il protagonista riesce a fuggire dalla prigione sotterranea, ma finisce per trovarsi sul tetto di un grattacielo da cui non può fare altro che buttarsi. Un video angosciante ma assolutamente originale, che contribuì sicuramente al successo incredibile di Owner of a Lonely Heart.

La storia degli Yes non ebbe mai grandissima visibilità, e forse ciò dipese da una specie di eredità per via del loro passato alternativo, ma fu certamente una storia movimentata, con una seconda scissione alla fine degli anni ’80, una seconda reunion all’inizio degli anni ’90, una terza fase della loro storia a partire dal 2008 quando il cantante Jon Anderson lasciò il gruppo. La storia degli Yes continua ancora oggi, e il loro album più recente è uscito il 1 ottobre 2021!! Nel 2003 venne loro intitolato addirittura un asteroide nello spazio, che da allora si chiama 7707 Yes: si può davvero dire che gli yes hanno fato una carriera spaziale!

Yes su Wikipedia

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