Paul Young – Wherever I Lay My Hat (That’s My Home)
Verso la metà di febbraio del 1983 una nuova stella iniziava a splendere nell’universo degli anni 80. Paul Young aveva scelto una canzone di Marvin Gaye del 1962, e ne aveva fatto una cover, e voler essere rigorosi. In realtà, pur rispettando completamente il testo e la struttura melodica del brano, Paul Young la aveva resa talmente personale che di fatto erano diventate due canzoni diverse.
Paul era stato bravissimo: intanto aveva sostituito i fiati degli anni 60 con una strumentazione più moderna. Poi aveva aggiunto una presenza importantissima, quella del basso che era diventato protagonista, grazie anche alla maestria di Pino Palladino, che avrebbe poi suonato con tantissimi grandi artisti.
Soprattutto, Paul Young aveva rallentato il tempo della canzone, e la aveva interpretata con una evidente nota malinconica. Di fatto, come vi dicevo Paul Young aveva creato una canzone completamente diversa, pur rispettando assolutamente il lavoro di Marvin Gaye.
Il video, per quanto semplice, è molto bello e riesce a rendere perfettamente lo spirito nomade del protagonista, quasi con una vena di rassegnazione.
La canzone ebbe un successo strepitoso e da lì la carriera di Paul Young iniziò quella accelerazione che presto lo portò a essere uno dei simboli e dei protagonisti assoluti degli anni 80. Pochi mesi dopo uscirà il primo album da solista di Paul, “No Parlez”, che diventa presto una vera pietra miliare degli anni 80.
Uno stile e una voce inconfondibile hanno davvero reso Paul Young un personaggio amatissimo da tutti i suoi numerosissimi fans, oggi come negli anni 80.
#quotefromthe80s
For I'm the type of boy who is always on the roam
Wherever I lay my hat that's my home
I'm telling you that's my home
#PaulYoung #WhereverILayMyHat
Paul Young su Wikipedia
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