Galactica - Rockets - 80sneverend - Music from the Galaxy

Musica dalla Galassia

Rockets – Galactica

#quotefromthe80s
I have touched down, without any sound
No life around
That is how it all began
Galactica
#Rockets #Galactica

Il tema dei viaggi spaziali non era del tutto estraneo alla musica degli anni 80. Certo, era un tema di nicchia, ma ci sono state diverse canzoni che hanno preso spunto da questo argomento. Sicuramente dobbiamo citare Planet Earth dei Duran Duran, che non parlava proprio di spazio ma si rifaceva ad atmosfere futuristiche e a scritte computerizzate con i dati del nostro pianeta. Più avanti abbiamo la triste storia di Clouds Across the Moon della Rah Band, con la protagonista che riesce a telefonare al marito astronauta per pochi minuti, e poi si rassegna ad attendere un altro anno per la prossima telefonata.

Certamente David Bowie era stato un grande pioniere di questo filone con Space Oddity, e non dobbiamo dimenticare il grande successo di Peter Schilling con Major Tom. Verso la fine degli ani 70 anche grandi interpreti femminili avevano dato un contributo, penso a Spacer di Sheila and B. Devotion, o a Meteor Man di Dee D. Jackson.

Ma nell’agosto del 1980 era successo qualcosa di incredibile: gli alieni erano davvero arrivati sulla terra, ed erano entrati nelle classifiche per mandare ai terresti il loro messaggio da parte della “robotic race”.

E che alieni! Avevano da subito tenuto un basso profilo: nati nello spazio, verosimilmente partiti dalla Luna, probabilmente morti e risorti varie volte a causa delle sostanze tossiche nella vernice grigia della loro pelle. Movimenti a scatti e tute spaziali metallizzate, non parlavano nessuna lingua terrestre nonostante avessero cognomi francesi, bretoni e corsi. Però cantavano in inglese, anche qui con una leggera inflessione francese.

Grazie a queste trovate coreografiche, nella seconda metà degli anni 70 i Rockets avevano riscosso un discreto successo soprattutto negli ambienti delle discoteche francesi, e venivano spesso invitati, non si sa bene se per le loro canzoni o piuttosto per il loro “spettacoli con fumi e raggi laser”, come diceva il grande Maestro Franco Battiato. La loro carriera ebbe una svolta nel 1978 quando interpretarono alla loro maniera una grandissima cover di On the Road Again, che li fece conoscere anche all’estero, e soprattutto in Italia, dove i manager della casa discografica CGD di fatto li blindarono con un super contratto, e da allora gli alieni vissero e lavorarono più in Italia che in Francia.

Erano il gruppo del momento, e insieme ai mitici Kraftwerk (che in quel periodo cantavano The Robots) erano davvero il futuro della musica e forse dell’umanità.

Nel 1980 arriviamo all’uscita del loro album più importante, Galaxy, un concept album tutto basato sullo spazio e sulla loro esistenza da alieni (e del resto con quei costumi sarebbero stati poco credibili nei panni di comuni adolescenti innamorati terrestri). La prima settimana di agosto del 1980, in una Italia sconvolta dalla strage della stazione di Bologna, entra in classifica la loro canzone più importante, Galactica.

La canzone è molto semplice, e del resto i Rockets non aspiravano a passare per poeti o filosofi: raccontano di come abbiano viaggiato nello spazio per arrivare a portare ai terrestri il messaggio della razza robotica. Vedremo poi il contenuto determinante di questo messaggio. Il ritmo e gli arrangiamenti sono irresistibili, ovviamente. I personaggi più in vista sono ovviamente il cantante e frontman Christian Le Bartz, che si muove a scatti, e in realtà però canta abbastanza poco, perché la voce principale dei Rockets alla fine è quella del bassista Gérard L’Her, che componeva anche le canzoni. Con loro vanno menzionati anche il chitarrista Alain Maratrat, il batterista Alain Groetzinger, e il tastierista Fabrice Quagliotti, l’unico del gruppo originale che tuttora suona e porta avanti la storia del gruppo, insieme ad altri musicisti ovviamente.

Galactica naturalmente non aveva un vero e proprio video: siamo nel 1980 e MTV è un concetto ancora molto in là del tempo. Qualcuno aveva già girato video futuristici (citiamo per tutti i Buggles e Video Killed the Radio Star), ma generalmente le canzoni erano pensate per essere eseguite nei concerti o in poche apparizioni televisive, ed è da una di questa che vediamo i Rockets interpretare la canzone.

Galactica fu un successo eccezionale che rimase nelle top ten per mesi. I Rockets seppero capitalizzare questo successo negli immediati anni seguenti, anche se purtroppo per loro qualcosa stava cambiando nel panorama discografico: l’avvento della new wave da un lato esaltava certamente la musica e gli effetti elettronici (cito solo Fade to Grey dei Visage), ma da un altro lato rendeva assolutamente fuori contesto gli alieni e le teste pitturate di grigio, visto che era venuto il momento di sofisticati dandy con colletti di pizzo e occhi truccati.

Ma alla fine, quale era questo messaggio che la razza robotica ripete agli esseri umani diverse volte alla fine della canzone? Beh, era molto semplice: “Ascoltate i Rockets, sostenete la nostra causa”. Hanno viaggiato per anni luce pur di farsi un po’ di pubblicità! 🙂

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