Big in Japan - Alphaville - 80sneverend - From Germany to Japan

Dalla Germania al Giappone

Alphaville – Big In Japan

#quotefromthe80s
Here's my comeback on the road again
Things will happen while they can
I will wait here for my man tonight
It's easy when you're big in Japan
#BigInJapan #Alphaville

Il 1984 fu probabilmente l’anno musicalmente più bello di tutti gli anni ’80. Costituisce il periodo con la musica migliore e con una offerta senza pari, proseguita praticamente fino all’estate del 1985, cioè fino al cambio generazionale rappresentato dal Live Aid. E in quel periodo capitava spesso che nello stesso giorno uscissero due o tre canzoni destinate a restare nella storia.

Il primo di questi giorni magici nel 1984 fu sicuramente il 12 gennaio, quando uscirono due canzoni fantastiche. Una era di un gruppo ben conosciuto, “Here comes the rain” degli Eurythmics. L’altra era il singolo di debutto di un gruppo sconosciuto, ma che sarebbe diventato uno dei simboli degli anni 80.

La prima cosa che colpiva di questo gruppo erano i suoni. Certamente elettronici e creati a colpi di sintetizzatore, ma sempre con sonorità molto particolari. Questa canzone per esempio è riconoscibilissima letteralmente dalla prima nota, con un tipo di suono che richiama le campane orientali, fino all’ultima, il suono di un gong.

Poi, di questo gruppo colpiva naturalmente il look. Di tutti e tre i componenti, ma soprattutto del cantante, Marian Gold, lineamenti non comuni, vestiti assolutamente fuori dall’ordinario, voce eccezionale. Con il lancio di “Big in Japan” nascevano gli Alphaville.

Insieme a Gold c’erano Bernhard Lloyd e Frank Mertens, che l’anno successivo lascerà il gruppo e verrà sostituito. Va detto che sono comunque tutti e tre dei nomi d’arte. I tre ragazzi venivano dalla città tedesca di Münster.

“Big in Japan” contribuì naturalmente al lancio in grande stile degli Alphaville. La canzone è certamente accattivante, con il motivetto tra le varie strofe e il ritornello molto orecchiabile, ma è una canzone piuttosto profonda, come molte del resto degli Alphaville. Il testo racconta della storia di un ragazzo e una ragazza che vorrebbero uscire dai tunnel della droga e della prostituzione, simboleggiate nel testo dal riferimento allo “Zoo” la famosa fermata della metropolitana di Berlino che divenne simbolo della tossicodipendenza.

I due ragazzi vorrebbero una vita senza continui incontri con persone sconosciute, una vita in cui tu decidi cosa fare, e il tuo tempo e le tue azioni non sono decise da qualcos’altro. Magari una vita in un posto lontano, dove diventa anche qualcuno di importante. Il termine “Big in Japan” non era casuale: in quegli anni molte star che erano assolutamente scomparse dalla scena in Europa o in America continuavano ad avere grande successo in Giappone, mercato che probabilmente si è aperto più tardi dei mercati occidentali. Quindi essere un “Big in Japan” significava illudersi di poter prolungare il proprio successo perché comunque c’era ancora un Paese, per quanto lontano, dove si era ancora famosi. Illudersi di avere ancora un futuro, insomma.

C’è poi una delle curiose coincidenze che resero fantastici gli anni ’80. Marian Gold conobbe il termine “Big in Japan” perché c’era stato un gruppo punk inglese che aveva questo nome. Non ebbero mai molto successo, ma Marian restò colpito dal nome, e nel 1979 scrisse appunto una canzone con questo titolo. Anni dopo, proprio “Big in Japan” portò gli Alphaville in testa alle classifiche anche nel Regno Unito, dove riuscirono a superare un’altra canzone famosissima, “Relax” dei Frankie Goes To Hollywood. E qui Marian Gold ebbe la certezza di trovarsi al centro di uno scherzo del destino, perché nel vecchio gruppo punk dei “Big in Japan” il bassista era un certo Holly Johnson, il leader dei Frankie Goes To Hollywood.

“Big in Japan” aprì alla grande la strepitosa carriera degli Alphaville, e naturalmente fu inserita come prima traccia in uno degli album più belli in assoluto degli anni ’80, che sarebbe uscito nel settembre del 1984. L’album conteneva davvero una serie di canzoni indimenticabili, ma anche le canzoni cosiddette “minori”, che non furono mai pubblicate come singolo e che non ebbero mai un video, erano davvero canzoni notevoli. Naturalmente l’album prese il titolo della canzone più rappresentativa, e questo titolo coincideva esattamente con il nome originale del gruppo. Sì, perché prima di prendere a prestito dalla fantascienza il nome “Alphaville”, i tre si chiamavano “Forever young“… ma questa è un’altra storia degli anni ’80!

Alphaville su Wikipedia

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