The Police – Every Little Thing She Does Is Magic
#quotefromthe80s
It's a big enough umbrella
But it's always me that ends up getting wet
Every little thing she does is magic
Everything she do just turns me on
#ThePolice #Police #EveryLittleThingSheDoesIsmagic
Nei primi giorni del novembre 1981 usciva il primo singolo tratto dal nuovo album di una band inglese che aveva inziato nella scena del punk, per poi spostarsi decisamente verso il pop, territorio che dominò in maniera assoluta nei primi anni del decennio più bello del mondo. Al ritmo di un album all’anno, i Police si erano davvero presi il mondo del pop, a partire dal 1978. I primi tre album avevano avuto titoli strani, senza particolare significato, ma che però suonavano bene, come Outlandos d’Amour (l’album d’esordio che conteneva per esempio Roxanne e So Lonely), Reggatta de Blanc (Message in a Bottle, Walking on the Moon), Zenyatta Mondatta (Don’t Stand So Close to Me, De Do Do Do, De Da Da Da). Il quarto album era uscito un mese prima, a ottobre, e aveva per la prima volta un titolo in inglese, Ghost in the machine. Sting era un appassionato lettore di uno scrittore e filosofo, Arthur Koestler, che aveva appunto scritto un libro intitolato The Ghost in the Machine (con l’articolo). Questo stesso autore avrebbe poi ispirato anche il titolo dell’album successivo, Synchronicity.
La copertina di Ghost in the Machine è entrata direttamente nell’iconografica degli anni ’80, con i led rossi che apparentemente formano tre ideogrammi, e invece sono i tre ritratti stilizzati dei Police (Sting in mezzo con i capelli che sparano e Copeland a destra con la frangetta).
Dopo l’esperienza di Zenyatta Mondatta, album registrato in sole quattro settimane, cioè in tutta fretta, per via delle pressioni della casa discografica, i Police cambiarono produttore, e andarono a registrare questo nuovo album in un posto remoto: uno studio sull’isola di Montserrat, territorio inglese nelle piccole Antille, ai Caraibi insomma. Uno dei motivi per cui lo scelsero era che si trovava a molte ore di aereo dagli uffici della più vicina casa discografica. In realtà lo scelsero anche perché comunque erano amanti della musica e della vita dei Caraibi, ovviamente.
Le canzoni dell’album furono completate durante tutto il 1981, ma il primo singolo, Every Little Thing She Does is Magic (nel solo Regno Unito fu però preceduto da Invisible Sun), aveva una storia un po’ più lunga. Sting aveva già scritto la canzone quando si trasferì dal Newcastle a Londra, tra il 1975 e il 1976. Infatti, quando partecipava alle audizioni nella capitale per cercare di entrare in una band o di formarne una sua, questo era il brano con cui si presentava. E generalmente riceveva delle gran porte in faccia, con commenti critici riguardo alla possibilità di avere successo con questa canzone.
E anche quando Sting incontrò Andy Summers e il batterista americano Stewart Copeland, il primo pezzo con cui cercò di convincerli a formare un gruppo pare sia stato proprio questo. Comunque, la canzone non vide la luce commercialmente appunto fino alla fine del 1981. Tra l’altro, i Police avevano registrato una demo della canzone che era piaciuta molto al produttore. Quando la incisero per l’album però non riuscivano più a trovare la stessa alchimia, la stessa magia. Veniva sempre fuori una canzone diversa, e Copeland dovette mettersi con Sting ad analizzare ogni singolo colpo di batteria per cercare di riprodurre la stessa atmosfera della demo.
Il testo parla dell’ansia amorosa del protagonista, che non riesce a impressionare una donna che non ricmabia i suoi sentimenti. Siamo al limite dello stalking, visto che egli decide di chiamarla mille volte al giorno. Nella canzone compaiono poi alcuni versi (l’ombrello è abbastanza grande ma alla fine sono sempre io che resto sotto la pioggia) che Sting riprenderà anni più tardi in altre canzoni durante la sua carriera solista, in una specie di autocitazione.
Il video alterna scene dello studio di registrazione con scene girate all’aperto in mezzo a una folla locale che canta e balla. Le scene dello studio di registrazione passarono alla storia perché i Police si misero a giocare con un banco mixer che era tra i più avanzati del mondo e probabilmente costava centinaia di migliaia di sterline. Era così grosso che i police ci si potevano letteralmente arrampicare sopra!
Sia l’album Ghost in the Machine che la canzone Every Little Thing She Does Is Magic arrivarono rapidamente in testa alle classifiche inglesi, e molto vicino alla vetta delle classifiche americane, dove furono fermati dal successo di Olivia Newton-John (anche lei inglese!) con Physical. Iniziava il periodo di maggior successo per i Police, che nel giro di due anni avrebbero poi creato il loro quinto e purtroppo ultimo album, che li avrebbe portati trionfalmente in giro per tutto il mondo.
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