Everything counts - Depeche Mode - 80sneverend - Middle Ages, the Wall

Medioevo e Muro di Berlino

Depeche Mode – Everything Counts

#quotefromthe80s
The grabbing hands grab all they can
All for themselves - after all
It's a competitive world
Everything counts in large amounts
#DepecheMode #EverythingCounts

Apparentemente ci sono ben pochi punti di contatto tra il medioevo ed il Muro di Berlino, visto che quest’ultimo è il simbolo di un’epoca ben diversa, e fu del resto costruito nel 1961. Ma sappiamo che negli anni ’80 tutto diventava possibile, e anche questi due elementi così distanti si trovarono presenti in uno stesso video. Del resto il Muro di Berlino fu uno dei simboli assoluti nella storia degli anni ’80, e non a caso la fine degli anni ’80 coincise esattamente con la caduta del Muro, il 9 novembre 1989. Non mi riferisco solo alla coincidenza temporale, quanto al fatto che con la caduta del Muro crollò improvvisamente quella visione dicotomica del mondo su cui si reggeva gran parte della società e del pensiero comune degli anni ’80.

Non solo il Muro era uno dei simboli degli anni ’80, ma lo era tutta Berlino stessa. La città, incredibilmente divisa in due parti vicine ma lontanissime, fu nella prima parte del decennio uno dei centri di assoluta creatività e innovazione dal punto di vista musicale. A Berlino (Ovest) c’erano i migliori studi di produzione, gli strumenti elettronici più avanzati, le discoteche dove si formavano le nuove tendenze, che avrebbero rapidamente diffuso la Neue Deutsche Welle (e non solo) in tutta Europa. Di fatto, molti protagonisti del pop inglese dividevano le loro registrazioni tra Londra e Berlino.

E questo era successo anche ai Depeche Mode, che a Berlino erano di casa, nel senso che spesso vi passavano dei periodi non solo per registrare, ma per sperimentare e trarre nuove ispirazioni. All’inizio del 1983 il gruppo ha metabolizzato l’uscita di Vince Clarke, che aveva formato gli Yazoo insieme ad Alison Moyet, ed è a Berlino in cerca di nuove idee per il prossimo album. La leggenda vuole che Martin Gore vada al concerto di un gruppo sperimentale che si chiama Einstürzende Neubauten, che significa “palazzi nuovi che crollano”, e rimanga affascinato dalla loro tecnica di utilizzare rumori industriali nelle loro produzioni.

Da questa contaminazione nasce una intuizione che segna non solo il prossimo album dei Depeche Mode, Construction Time Again, nome anche simbolico del periodo che stavano attraversando, che uscirà nell’agosto del 1983, ma probabilmente l’intera carriera dei Depeche, che iniziano una svolta che li allontana dal pop di Just can’t get enough e dei primi album, e li indirizza verso suoni più complessi e testi più impegnati.

E così arriviamo all’11 luglio 1983, quando esce il primo singolo di questo nuovo album (in anticipo di un mese), che è la bellissima Everything counts, che da molti fu considerata uno dei pezzi migliori di questo grande gruppo. Il testo è piuttosto esplicito: la canzone è un’invettiva contro l’ingordigia dell’industria discografica inglese. Si parla esplicitamente di strette di mano che suggellano contratti che costituiscono il punto di svolta di intere carriere, donando fama, divertimento e benessere, ma in realtà con le mani delle case discografiche che arraffano tutto quello che possono per sé stesse.

Il video è evidentemente girato a Berlino: fin dai primi fotogrammi vediamo frammenti di scritte e insegne in tedesco, poi diventa protagonista il viadotto sopraelevato della metropolitana che idealmente ci porta nel cuore di questa città. E naturalmente non può mancare il Muro, die Mauer, ben visibile in alcuni fotogrammi schiariti quasi in bianco e nero. Ci sono poi altri scorci caratteristici della città.

Sì, ma cosa c’entra il medioevo in tutto ciò? Se guardiamo bene il video, vediamo degli strumenti piuttosto inusuali – anche se conosciamo benissimo i suoni di questa bellissima canzone. Martin Gore suona una melodica, e va bene, mentre Alan Wilder suona uno xilofono. Ma lo strumento più strano è suonato da Andy Fletcher, che suona una ciaramella, uno strumento a fiato del dodicesimo secolo che sopravvive ancora nella musica popolare e religiosa di alcune zone d’Europa (ad esempio viene spesso suonata a Natale dagli zampognari). Per essere precisi, il suono che sentiamo nel video non è quello originale della ciaramella, perché fu riprodotto da Martin Gore con uno dei sintetizzatori\campionatori più avanzati e costosi dell’epoca, il Synclavier (che per inciso fu usato anche in album come Thriller di Michael Jackson, e in canzoni come Wild Boys dei Duran Duran).. Nel video però vediamo la vera ciaramella, che veniva poi usata anche nelle apparizioni in tv del gruppo.

Insomma, ci vuole della genialità per unire uno strumento medievale al centro europeo dell’innovazione musicale, ma ai Depeche Mode la genialità non è mai mancata!

Depeche Mode su Wikipedia

Facebook comments

Views: 1639

Tag ,

Le playlist di 80sneverend !

Articoli recenti

Top